Ormai ci ho preso gusto e continuo sui manifesti reggiani.
Se nel manifesto di Motti, l’aspetto estetico, con tutta la sua potenziale boria, trasmette tutto sommato una certa “onestà intellettuale”, il manifesto di Graziano Del Rio mi risulta estremamente ingannevole. Il suo aspetto da persona di sinistra è pura recitazione. In quella foto, Del Rio mi sembra tutto meno quello che il fotografo e/o il creativo hanno voluto trasmettere, e cioè quello di riprendere una persona vera, veracemente emiliana: vita sana, vita di lavoro, vita di comunità. Insomma, ha scelto di andare sul sicuro, l’onestà rossa paga ancora. Ma in questa foto, in questo manifesto, non vedo una persona, ma qualcuno che veste un personaggio. Se uno è il manifesto dell’estetica, l’altro è un manifesto dell’anti-estetica.
Troppe le rughe in risalto, troppi i capelli fuori ordine, troppo gioiosamente esibito l’aspetto dinoccolato, con barba distrattamente lasciata incolta. Lo spirito è nudo, talmente nudo che non riesco a crederci. Tutto ciò mi provoca una sola domanda.
Ma possibile che Del Rio non c’ha nessuno che gli stira la camicia?