Non c’è alcun dubbio: la rivoluzione mediatica neo-Rinascimentale continua a mietere clienti (e, immagino, risultati). Fu Dan Brown a far esplodere la bomba dell’estetica leonardesca in tutto il mondo. Il suo prodromo possiamo vederlo ne Il nome della rosa, il cui successo però non riuscì a smuovere i gusti verso il medievaleggiante, forse perché mancava quella guest star del Leonardo o forse, molto più semplicemente, non erano ancora maturi i tempi. Eravamo nei favolosi anni ’80, quando ancora tutto sembrava splendente, dovuto e illimitatamente abbondante.
Oggi invece siamo nel pieno della “crisi perfetta”. Ogni aspetto del nostro vivere, dalla qualità delle merendine con le quali abbiamo ingrassato i nostri figli, dallo stato di salute dei nostri pesci (non sento più l’espressione “sono sano come un pesce” da lungo tempo) sino al più alto livello della filosofia, è sotto attacco, sincronicamente. Morta la new age, non se ne è fatta un’altra. E’ per questo le grandi aziende hanno stretto contratti con personaggi non più giovanissimi eppure ancora così contemporanei. Personaggi che hanno vissuto un periodo paragonabile al boom degli anni ’50, dove tutto era da scoprire e costruire.
TIM ha scelto Leonardo. Inseguito da un aiutante buffo e inconcludente e accompagnato da una Gioconda come mai si era vista. Evidentemente è ancora accattivante vedere qualcuno che sta inventando cose che si possono vedere e toccare, dall’utilità estremamente tangibile.
Sky sceglie il miracolo, reperto estinto d’altri tempi. Eccezion fatta per le larime di sangue avvistate in molte statuette sparse per il mondo, ottimo caso di “pacific/guerrilla marketing” per prodotti nel settore religioso. Evidentemente non riusciamo a resistere: siamo noi che desideriamo esistano ancora i miracoli. I personaggi della campagna Sky sono una via di mezzo tra un San Francesco ricco (grazie ad un bioparco avviato) e un templare uscito da un lavaggio Dash.
E infine Foxy, che sceglie Dante. E’ lui il vero sfigato, quello che ha subito il vero sfregio, costretto a fare una pubblicità ingannevole: scrivere 3 canti tutti su un solo rotolo, anche se fiorito e odorante?
Quindi è tutto chiaro. Stanchi delle espressioni di forzato stupore di fronte a scoperte scientifiche tangibili solo tramite un micrsoscopio o a infantili entusiasmi di fronte ad apps che pesano la pasta, il pubblico ha bisogno di assaporare, senza troppe complicazioni, quella sensazione del raggiungimento di una soluzione concreta, del compiacimento di coprire la distanza tra idea e realizzazione.
Purtroppo però non ci sono più soldi neanche per lo Shuttle e per la sua epopea della frontiera dei misteri del cosmo. Tanto siamo stanchi anche di questi misteri sempre irrisolti.
Quindi, mandiamo indietro le lancette degli orologi e le stanghette delle meridiane e torniamo a vivere il momento dell’invenzione della bicicletta e del paracadute, torniamo a vivere mentre si scriveva il nostro caposaldo letterario e, soprattutto, quando si viveva ancora tra i miracoli.